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I ragazzi fanno un uso eccessivo del cellulare, e lo sanno.

Molti riconoscono che l’uso eccessivo del cellulare è un problema, ma non ne possono fare a meno. La maggioranza degli adolescenti (e anche degli adulti) ammette che la vita online sta togliendo tempo alla vita reale e sa che sarebbe meglio trascorrere meno tempo sullo smartphone, ma va in crisi se resta senza connessione anche per pochi minuti.

Da quando è stato possibile collegare il proprio cellulare ad internet le nostre vite e quelle dei nostri figli sono state rivoluzionate (ovviamente non solo in peggio). Desidero condividere con altri genitori sensibili a questo tema alcuni suggerimenti pratici per fare un uso più consapevole delle nuove tecnologie, perché è sotto gli occhi di tutti che le cose ci sono sfuggite di mano. Credo pertanto sia importante non sottovalutare l’impatto che il digitale sta avendo nella vita nei nostri ragazzi, nel loro modo di pensare e di passare il tempo libero, di relazionarsi con i loro coetanei e con noi adulti, nel loro sviluppo emotivo ed affettivo. Ho deciso di approfondire gli effetti della dipendenza dal digitale sulle nuove generazioni non per demonizzare strumenti che, come lo smartphone ed internet, hanno cambiato le nostre vite e di cui nemmeno io potrei farei più a meno, ma per rispondere a queste domande: quando l’uso eccessivo del cellulare diventa patologico? E cosa provoca nei ragazzi?

Le riviste di psicologia sono piene di studi sugli effetti dell’abuso da smartphone e sugli impatti che le nuove tecnologie stanno avendo sulla salute mentale dei giovani, ma sono anche strumenti meravigliosi che ci consentono di fare cose incredibili.

Non solo in peggio: i vantaggi del cellulare

Lo smartphone ci fa sentire padroni dell’universo, abbiamo il mondo a portata di mano e la possibilità di essere sempre intrattenuti da contenuti diversi e accattivanti. Avere Internet sempre con noi ci consente di essere aggiornati in tempo reale su quello che accade nel mondo. La musica e l’arte non sono mai state così accessibili. Possiamo acquistare qualsiasi oggetto, organizzare un viaggio e comunicare con un lontano parente che vive in Australia. Personalmente apprezzo i servizi di messaggistica, il gps, i podcast di psicologia (come quello della sessuologa Esther Perel https://www.estherperel.com/podcast), le lezioni di yoga online (in particolare la  Scimmia Yoga https://www.lascimmiayoga.com/) e i reels su Instagram di ricette semplici e veloci (adoro la Cucina botanica https://www.cucinabotanica.com/). In questo momento non posso che essere grata al mio smartphone che mi consente di scrivere questo articolo in spiaggia, mentre mio figlio sta dormendo.

A proposito di figli, il mio ha 2 anni e ho deciso di tenerlo lontano dagli schermi ma anche di condividere le su foto solo con amici stretti e parenti (e non sui social). Come dici, sono all’antica?

Digitalizzare l’infanzia: quali sono i rischi?

La tendenza a cui assistiamo è quella di anticipare l’utilizzo degli schermi digitali che vengono messi in mano ai bambini sempre più precocemente. Sarà capitato anche a voi di assistere a pranzi con bambini imbambolati davanti a smartphone e tablet con genitori che finalmente riescono a godersi un pasto in santa pace oppure di osservare nonni orgogliosi del proprio nipotino che dimostra di saper destreggiarsi con il telefonino della mamma.

Gli esperti (vedi https://www.custodidigitali.it/) suggeriscono di evitare tablet o altri schermi mentre il bambino mangia per consentirgli di fare esperienza del cibo e delle proprie sensazioni. Inoltre ci dicono che un bambino ha bisogno di muoversi, uno schermo limita le sua possibilità di fare movimento, di interagire con gli altri e di esplorare l’ambiente circostante. Spesso i video vengono utilizzati per calmare il pianto o i capricci, ma in questo modo non aiutiamo i bambini a sviluppare la capacità di autoregolare le proprie emozioni. E vi assicuro che acquisire questa competenza da adulti è molto più difficile.

Uso eccessivo del cellulare: gli effetti sulla salute mentale

I nostri figli sono sempre più connessi, ma paradossalmente sono la generazione che si sente più sola e che fa più fatica a relazionarsi con l’Altro in carne ed ossa, al punto da non sentire nemmeno più il bisogno o la mancanza.

Solitudine ed infelicità risultano essere associati al sovra utilizzo di strumenti elettronici, così come risultano essere in parte responsabili dell’aumento di ansia, depressione, autolesionismo e rischio di suicidio tra gli adolescenti e i giovani adulti: la cosiddetta generazioneZ (i nati a partire dal 1996).

La salute mentale risente dell’utilizzo delle nuove tecnologie che hanno modificato il nostro modo di passare il tempo, facendoci perdere la cognizione del tempo e dello spazio e che hanno rivoluzionato il modo di stare in relazione non solo con gli Altri ma prima di tutto con noi stessi.  L’amicizia, la sessualità, il sonno, lo stile di vita, le relazioni con i coetanei e con i familiari, la costruzione della propria identità, gli incontri con gli altri hanno risentito della diffusione degli iPhone e dei social media che sono responsabili di una vera e propria rivoluzione nel modo di rapportarsi a se stessi, agli altri e alla realtà che ci circonda.

Cosa provoca l’uso eccessivo del cellulare nei ragazzi?

Questi sono alcuni effetti dovuti ad un uso eccessivo del cellulare in un ragazzo:

  • isolamento: passa più tempo online e meno con gli amici nella vita reale
  • irritabilità e nervosismo, in particolare modo quando non può usare il proprio dispositivo
  • peggioramento dei risultati scolastici, difficoltà a mantenere la concentrazione a lungo, facilità a distrarsi, a leggere e studiare
  • mancanza di interessi e passioni alternative
  • tendenza ad ingannare se stessi e gli altri rispetto al tempo trascorso sui dispositivi che viene sottostimato rispetto al reale tempo di utilizzo
  • comparsa di sintomi ansiosi fino al panico quando non può accedere ad internet (in questo caso si parla di Nomofobia) e quando si sente tagliato fuori dalle vite degli altri, sulle quali sente di dover essere sempre aggiornato per non rischiare di perdersi qualcosa (in questo caso si parla di Fomo).

Chi soffre di Nomofobia?

Il termine nomofobia deriva dall’inglese “no mobile phobia” e si riferisce al terrore di rimanere senza connessione, di non poter accedere ai social network o alle chat. In poche parole è la paura di essere tagliati fuori dalla rete. I sintomi sono simili a quelli di un attacco di panico: agitazione, ansia, difficoltà a respirare, vertigini, nausea, sudorazione, tremori.

La nomofobia è un problema in aumento che ha attirato l’interesse delle comunità scientifica. Il numero di studi è cresciuto notevolmente da quando questo concetto è stato coniato per la prima volta nel 2008. Come indicato sul sito dell’ Istituto Superiore di Sanità “La prevalenza della nomofobia grave è di circa il 21% nella popolazione adulta generale. Gli studenti universitari sembrano essere i più colpiti dal disturbo. Studi futuri potranno, rivolti a un’ampia gamma di età e una più ampia distribuzione geografica, forniranno una migliore strategia di salute pubblica per prevenzione e screening.” (https://www.iss.it/-/nomofobia)

Cos’è la Fomo (Fear of Missing Out)?

La FOMO è correlata alla dipendenza dal cellulare e riguarda un numero crescente di adolescenti che temono di restare tagliati fuori dalle vite degli altri. Può essere definita come l’ansia conseguente alla percezione che gli altri abbiano una vita più piacevole e gratificante alla quale si sente la necessità di dover fare parte. Si caratterizza per il controllo compulsivo di chat, social ed eventuali notiche per essere certi di non perdersi nulla.La FOMO può avere origine dalla paura di essere esclusi dalle attività condivise dai propri contatti ma anche riguardare l’incapacità di prendere una decisione per paura di dover rinunciare a qualcosa che potrebbe potenzialmente essere migliore o più gratificante, accompagnata da senso di angoscia e di inadeguatezza.

Come prevenire l’uso eccessivo del cellulare 

Quando stabiliamo di consegnare uno smartphone a nostro figlio, stabiliamo delle regole da discutere e possibilmente anche sottoscrivere in un contratto (esistono esempi di contratto per l’uso dello smartphone come quello sul sito www.custodi digitali.it o quelle redatte da una mamma americana per il proprio figlio e subito diventate virali https://www.huffingtonpost.it/archivio/2015/06/17/news/irules_18_regole_per_educare_i_figli_all_uso_della_tecnologia_le_password_le_fotografie_e_il_cellulare_a_scuola-5856733/). Concordare alcune regole chiare, a partire dai propri valori e principi educativi, rappresenta il modo più efficace per la gestione e il controllo del cellulare di un minorenne.

Una comunicazione trasparente ci consente di fare capire a nostro figlio come va utilizzato questo strumento al fine di proteggerlo, oltre a essere una responsabilità del genitore fino ai 14 anni. Il genitore ha l’obbligo legale di controllare le attività online e sui social, per cui le password dovrebbero essere in possesso dell’adulto al fine di poter accedere in qualsiasi momento alla vita virtuale del figlio (chat comprese). Così come è indispensabile impostare il Parental control (https://famiglia.governo.it/it/politiche-e-attivita/comunicazione/notizie/informazioni-sullutilizzo-del-parental-control/.)

Consigli per crescere con ragazzi connessi

  1. Rimandiamo l’acquisto di uno smartphone fino ai 12 anni

Fino ai 12 anni non è obbligatorio avere uno smartphone, aspettare a regalarne uno significa invertire due tendenze attuali nell’educazione ai propri figli: la tendenza ad anticipare le esperienze e quella ad offrire tutto subito. In questo modo alleniamo la pazienza e la capacità di attendere ciò che si desidera. Quando facciamo aspettare nostro figlio, lo aiutiamo ad allenare la perseveranza, qualità indispensabile per raggiungere obiettivi importanti.

  1. Ripristiniamo dei momenti “sacri’ senza cellulare

La quantità di tempo trascorso online fa la differenza, un uso sporadico dei device (al di sotto delle 2 ore al giorno) non dovrebbe essere nocivo, per cui è importante limitarne l’utilizzo regolamentandolo (https://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/iperconnessi-jean-m-twenge-9788806238568/). Alcuni momenti della giornata dovrebbero essere considerati “sacri” per cui la tecnologia andrebbe messa da parte per poter godere dell’esperienza presente (sto pensando ai pasti, agli incontri con gli amici dal vivo, alle uscite al parco con i propri figli ecc.)

  1. Stabiliamo un coprifuoco tecnologico

Per favorire il riposo notturno è bene che di notte lo smartphone resti fuori dalla camera, a una distanza di sicurezza per tenere lontana la tentazione di accenderlo anche quando è ora di dormire o come prima attività da compiere non appena ci si sveglia. La luce blu dello schermo inibisce la produzione di melatonina, l’ormone del sonno che il nostro cervello produce di notte, alterando i nostri ritmi circadiani.

  1. Incoraggiamo attività che coinvolgano il corpo in carne ed ossa

Uscite all’aperto e in natura (senza device) così come l’attività fisica consentono di bilanciare il tempo sugli schermi e favoriscono la ripresa del contatto con il proprio sentire e con la realtà circostante.

  1. Scoraggiamo il multitasking

Alleniamo la capacità dei ragazzi di svolgere un’attività alla volta, stando concentrati su quello che stanno facendo senza la continua distrazione dei dispositivi.

  1. Impariamo a conoscere come funziona il mondo digitale

Qual è il nostro livello tecnologico (principiante, medio o avanzato?) Facciamoci spiegare come funziona un certo social, una app oppure la dinamica di un videogioco. Mostrare interesse per un mondo che non ci appartiene è l’unico modo per imparare a parlare lo stesso linguaggio ed avere un terreno comune di scambio e condivisione. Se vogliamo essere presi in considerazione dobbiamo mostrarci autorevoli e competenti anche in ambito tecnologico, altrimenti risulteremo dei retrogradi con cui non vale la pena comunicare. Iscriviamoci agli stessi social che utilizzano i nostri figli, diventiamo i loro follower e sforziamo di interessarci al loro mondo (anche se non lo comprendiamo).

  1. Educhiamo sempre al rispetto degli altri

Dietro ad un profilo social c’è una persona in carne ed ossa, insegniamo ai ragazzi ad essere gentili, rispettosi ed educati con i propri amici e contatti online e a ricordare le buone maniere quando sono in presenza di persone in carne ed ossa.

Come aiutare un adolescente ad uscire dall’uso eccessivo del cellulare?

Abbiamo visto che prevenire la dipendenza da cellulare, stabilendo fin da subito delle regole e dei confini chiari, è il primo e più importante consiglio da seguire. Per chi si trova alle prese con un adolescente che abusa o dipende dai dispositivi digitali, ecco 5 suggerimenti pratici:

  1. Dare il buon esempio: i nostri figli ci osservano e fin da piccoli imparano per imitazione, se vedono che siamo noi i primi ad abusare dello smartphone, crescendo faranno lo stesso e se cercheremo di porre dei limiti risulteremo poco credibili. Stabiliamo perciò delle regole di utilizzo dei dispositivi prima di tutto con noi stessi.
  2. Offrire stimoli piacevoli alternativi: attività all’aria aperta, sport e hobby che consentano di trascorrere le le giornate in modo equilibrato, con attività concrete che possano competere con WhatsApp e Playstation.
  3. Rispetto per gli altri: niente smartphone né tablet mentre si è a tavola, così come quando si sta conversando con qualcuno di persona.
  4. Programmare momenti di detox dai dispositivi: in particolar modo quando siamo fuori casa facciamo un po’ di dieta digitale, concordando periodi di tempo in cui tutti ci impegniamo a stare senza il cellulare (anche solo per mezz’ora).
  5. Rinunciare ad immortalare tutto. Tra le funzioni principali dello smartphone ci sono senz’altro la foto/videocamera che, se ci consentano di fotografare e conservare istanti preziosi, ci distolgono dal momento presente assorbendo il nostro tempo e le nostre energie mentali. Pensare alla foto da pubblicare diventa particolarmente uno sforzo quando l’unico scopo dello scatto è ottenere più like possibili, ovvero quando ricerchiamo riconoscimento e consenso pubblicando un selfie oppure una foto che ottenga più visualizzazioni possibili sul nostro stato. Insegniamo ai nostri ragazzi che una vita felice non è fatta solo di attimi straordinari e che per divertirsi non hanno bisogno di scattare foto e di condividere con gli altri le proprie vite istante per istante. Trasmettiamo loro il messaggio che possono divertirsi ed essere felici senza doverlo per forza documentare e comunicare agli altri. Divertirsi sempre e vivere solo attimi fantastici non è realistico e se ci stiamo divertendo e siamo felici non è necessario che qualcuno lo sappia. Insegniamo ai nostri ragazzi a godere degli attimi di felicità e alla possibilità di tenerli riservati.
  6. Servirsi di impostazioni ed app che consentano di monitore il tempo trascorso sul cellulare, di blocchi per limitarne l’utilizzo e di impostazioni per la privacy.  E impostiamo un Parental control per evitare l’accesso a contenuti inopportuni, violenti, pornografici o a sfondo sessuale. Ho appena scoperto che esiste l’Impostazione Benessere Digitale e Controllo parentale che consente non solo di monitorare la propria attività online (reperendo dei dati interessanti su quante volte sblocchi il telefonino al giorno, quanto tempo trascorri sullo smartphone e in che modo), ma che è anche possibile limitare o bloccare alcune App e impostare la Modalità Riposo. La trovi tra le Impostazioni del telefono.

Questa è un’app che personalmente ho trovato molto utile per regolare il tempo che trascorro sui social, si chiama Onesec e si basa su un principio molto semplice ma efficace per interrompere la compulsione ad accedere ai nostri dispositivi. Anziché vietarci totalmente l’utilizzo del nostro smartphone, l’applicazione blocca lo schermo per 1 secondo (il tempo di un respiro) quando apriamo un’app. L’utilizzo di Onesec diminuisce in media del 57% il tempo trascorso sul cellulare, così come dimostrato dai dati raccolti (https://one-sec.app/localized-files/it_ALL/).

Ecco invece le istruzioni per disattivare le notifiche di whatsapp su Android:https://www.aranzulla.it/come-disattivare-le-notifiche-di-whatsapp-1295154.html#cap1

Il caso di Emanuele

Emanuele, mio paziente di 18 anni credeva che il suo nervosismo, la difficoltà a restare concentrato, i brutti voti e l’eccesso di stanchezza fossero dovute ad un problema neurologico. Stava di fatto abusando di videogiochi, video e musica in streaming.

Dopo poche sedute Emanuele ha riportato un significativo ed immediato miglioramento del suo stato d’animo: si è immediatamente sentito più energico, ha ritrovato la capacità di restare concentrato e di studiare. Sono stati pochi cambiamenti nelle sue abitudini a fare la differenza.

So che si è diplomato con successo e ha ripreso ad uscire con gli amici. Non è stato più necessario incontrarci.

Per concludere

La tecnologia è accattivante e, ammettiamolo, divertente. Ricordo ancora la prima volta che ho giocato a Super Mario e ho supplicato i miei genitori di comprarmi un Game Boy (senza successo). Dai primi computer ad oggi lo sviluppo tecnologico ha fatto passi da gigante consentendoci di avere sempre a portata di mano intrattenimento ed informazioni aggiornate in tempo reale. I benefici della tecnologia sono innegabili, ma ciò che da una parte ci ci unisce, dall’altra ci separa e ci isola nel nostro individualismo.

La relazione tra genitori e figli è spesso resa difficoltosa quando di mezzo c’è uno schermo digitale che crea una barriera comunicativa tra generazioni che non parlando la stessa lingua. Come avrete capito, non è possibile eliminare la tecnologia dalle vite dei nostri ragazzi, dobbiamo semplicemente impedirle di prendere il sopravvento.

Se ti trovi alle prese con un adolescente sempre sul cellulare, senza amici, che non vuole studiare, che resta sveglio fino a tardi per giocare online e che magari ha anche dei sintomi ansiosi senza un’apparente causa, CONTATTAMI per una consulenza individuale o familiare. La terapia strategica è molto efficace nell’affrontare la dipendenza tecnologica perché offre un approccio pratico e concreto ad un problema sempre più ricorrente.