Disturbi del comportamento alimentare DCA
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Che cosa si intende per DCA?
Un disturbo alimentare è caratterizzato da un alterato rapporto con il cibo e con la propria immagine corporea.
Quali sono i disturbi del comportamento alimentare?
Se si fa riferimento ad una diagnosi di tipo operativo* possiamo suddividere i disordini alimentari in:
- Anoressia Nervosa,
- Bulimia Nervosa,
- Disturbo da Alimentazione incontrollata (o Binge Eating Disorder)
- Vomiting.
* Per diagnosi operativa si intende una definizione del problema basata sulla sua modalità di funzionamento e di persistenza. A differenza della diagnosi
descrittiva, contenuta nei manuali diagnostici (come il DSM), la diagnosi operativa non si limita a descrivere le caratteristiche del problema ma offre la possibilità di scoprire come il problema funziona e in che modo possa essere risolto.
Cosa si sa riguardo al disturbo alimentare?
Negli ultimi anni le patologie relative al disturbo dell’alimentazione hanno registrato un importante incremento e ad oggi rappresentano un fenomeno allarmante dal punto di vista clinico e sociale. A soffrirne sono soprattutto le ragazze di età compresa tra i 12 e i 25 anni, ma non sono risparmiate altre fasce d’età e nemmeno i ragazzi.
Così come sta avvenendo anche per altre psicopatologie, si è verificato un crescente interesse per queste problematiche da parte dei mass media, cui attualmente si sono aggiunti anche i social media. Se in alcuni casi le informazioni diffuse in rete risultano affidabili e utili, in molti casi diventano veicolo di notizie false se non addirittura controproducenti e dannose. E’ pertanto raccomandabile fare riferimento ai canali di informazione ufficiale e a fonti di informazione attendibili.
Nel 2021 il Ministero della Salute, in occasione della “Giornata Nazionale del fiocchetto lilla” (15 marzo) dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, ha promosso una campagna di comunicazione digitale per sensibilizzare la popolazione riguardo al problema.
Il contesto socio-culturale in cui viviamo ha un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella diffusione dei disturbi del comportamento alimentare DOC, perché stiamo vivendo in un’epoca che valorizza la magrezza estrema e che ha associato il raggiungimento della felicità e della sicurezza alla bellezza e al controllo di sè. Questi fenomeni sociali e culturali costituiscono dei fattori predisponenti rispetto allo sviluppo dei disturbi alimentari, ma non possono essere considerati l’unica causa di una problematica complessa le cui origini sono multifattoriali.
Per saperne di più scarica la guida del Ministero della Salute dal titolo “Appropriatezza clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi dell’alimentazione”
Anoressia nervosa
L’anoressia nervosa si caratterizza per una restrizione dell’alimentazione dovuta ad un’eccessiva e persistente preoccupazione per il peso e le forme corporee, che si esprime in un’ossessiva paura di ingrassare anche quando si è sottopeso (in modo particolare quanto più la persona è sottopeso tanto più è soggetta a un fenomeno di dispercezione corporea per cui tende a percepirsi molto più grossa e grassa di quello che è realmente).
Nella fase iniziale della malattia c’è il desiderio di perdere peso per migliorare il proprio aspetto fisico e stare meglio con se stessi e con gli altri. Inizialmente il sintomo si sviluppa in maniera del tutto occasionale, in genere in ragazze che non hanno avuto altri problemi in precedenza e che decidono di mettersi a dieta per stare meglio.
Controllando l’alimentazione la persona si accorge ad un certo punto di ottenere dei benefici:
- ha più energie,
- riesce a controllare le emozioni spiacevoli,
- ottiene maggiori attenzioni e complimenti,
- si sente speciale per il fatto di riuscire a controllare la fame e il desiderio di cibo
Tutti questi vantaggi la spingono a continuare a restringere.
Con l’andare del tempo il ragionevole obiettivo di perdere peso, spesso condiviso dai familiari, lascia il posto ad un’irragionevole e angosciante paura di ingrassare accompagnata dalla rimuginazione continua sul cibo e da comportamenti estremi in termini di restrizione alimentare e, a volte, di iperattività fisica.
La restrizione calorica e le condotte di compensazione alterano il riconoscimento degli stimoli di fame e sazietà e il pensiero “Oggi devo mangiare il meno possibile” prende il sopravvento trasformando quella che inizialmente rappresentava una libera scelta in una decisione obbligata.
Nel corso del tempo il controllo del cibo si trasforma pian piano in una sorta di anestesia emotiva di cui la persona non vuole più fare a meno perché rappresenta una forma di protezione emotiva e relazionale. Astenendosi dal cibo e in generale da tutti i piaceri, la persona percepisce di avere maggiore controllo su di sé e sugli altri sentendosi sempre più padrona di se stessa e della propria vita.
L’iniziale desiderio di dimagrire si trasforma perciò in un’ossessione alla magrezza che la persona tiene a bada astenendosi sempre più dal cibo e dai piaceri in generale vissuti come una condizione di pericolosa perdita di controllo.
Bulimia nervosa
Nella bulimia nervosa l’eccesso di controllo sul cibo si trasforma nella perdita di controllo, ovvero nelle abbuffate, veri e propri episodi di perdita di controllo che portano la persona ad ingerire in poco tempo grosse quantità di cibo contro la propria volontà.
Il problema si regge sul paradosso per cui più la persona cerca di rinunciare ai cibi che le piacciono e di limitarsi, più finisce col renderli irrinunciabili e a perderne il controllo.
La compulsione irrefrenabile a mangiare che caratterizza la Bulimia può basarsi sul semplice fatto che mangiare è di per sé un piacere a cui non riescono a rinunciare. In molti casi però, la persona scopre che il cibo può rappresentare una forma di compensazione per non affrontare difficoltà di tipo relazionale o emotivo. Una sorta di rifugio all’interno del quale nascondersi o di piacevole passatempo per riempirsi le giornate.
Binge eating disorder
Il Binge eating disorder, disturbo da alimentazione incontrollata, si caratterizza per la rapida alternanza tra digiuni ipercontrollati e abbuffate ad altissimo introito calorico. Il continuo passaggio dalla restrizione rigida alle abbuffate comporta ampie oscillazioni di peso anche nell’arco di pochi giorni a cui si associa forte instabilità emotiva.
Una volta strutturata una sindrome conclamata di binge eating la persona non avverte più il senso di perdita di controllo nelle fasi di alimentazione smodata, bensì l’abbuffata è vissuta come momento di puro piacere da organizzare al meglio e rimandare ai momenti più propizi (ad es quando la persona sa di essere a casa da sola).
A differenza di quanto avviene nella bulimia con oscillazioni di peso tipo yo-yo, le conseguenze dell’abbuffata possono essere controllate attraverso un esercizio fisico massacrante e il digiuno successivo pressoché totale.
Vomiting
La sindrome da vomito è stata delineata come una patologia a sé stante presso il Centro di Terapia Strategica alla fine degli anni ‘90.
Con il termine Vomiting si fa riferimento a un disturbo basato sul fatto di mangiare e vomitare compulsivamente più volte al giorno (sintomatologia che in letteratura viene classificata come una variante dell’Anoressia e della Bulimia con condotte di eliminazione).
La ricerca sui disordini alimentari condotta presso il nostro Centro ha portato alla formulazione di un disturbo a sé stante, che sebbene possa aver origine da un disturbo anoressico o bulimico, nel corso del tempo presenta caratteristiche completamente diverse dai due disturbi d’origine. Le persone che presentano tale disturbo inizialmente vomitano per cercare di dimagrire o non ingrassare, ma nel corso del tempo non vogliono più farne a meno per il piacere che ne ricavano.
Il vomito da strategia di compensazione per non ingrassare diventa pertanto l’obiettivo finale: la persona non vomita più per poter mangiare ma mangia per poter vomitare. Il ripetersi della sequenza mangiare-vomitare diventa un rituale piacevole di cui la persona non riesce più a fare a meno. Una volta instaurata una sindrome da vomito, il problema non è più il controllo del peso, ma il controllo di questa compulsione al piacere: il mangiare e vomitare che da tentata soluzione diventa il problema e trova nel piacere la sua ragione d’esistenza.
Come si cura un disturbo alimentare?
I disturbi alimentari possono essere trattati con approcci terapeutici diversi.
Solitamente si predilige un approccio multidisciplinare che prevede il coinvolgimento di più figure terapeutiche che collaborano assieme per consentire alla persona di acquisire un rapporto sano ed equilibrato con l’alimentazione e con il proprio corpo:
- medico neuropsichiatra
- psicoterapeuta
- nutrizionista
Il percorso di psicoterapia è spesso affiancato anche da una serie di consulti medici che permettono, mediante il lavoro d’équipe, di tenere conto anche degli aspetti medici e psichiatrici della malattia. Condizione indispensabile soprattutto per i casi severi di anoressia.
Per questi casi specifici mi avvalgo della collaborazione della dott.ssa Ilda Morassutti, medico nutrizionista specializzata nel trattamento dei disturbi alimentari e collaboro con diversi neuropsichiatri del territorio.
Come interviene la Terapia Breve Strategica nel trattamento dei disturbi alimentari
La terapia breve strategica risulta molto efficace ed efficiente nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare perché, nella maggior parte dei casi, offre la possibilità di ottenere un primo significativo miglioramento del problema in un numero di sedute considerevolmente ridotto rispetto ad altri tipi di terapia.
Questo approccio psicoterapeutico si distingue da altre forme di terapia perché affronta il problema con un orientamento al presente avvalendosi di una serie di tecniche, strategie, stratagemmi e prescrizioni volte a ristrutturare il problema (ovvero a inquadrarlo in una nuova cornice) affinché la persona riesca a reagire diversamente a ciò che la sta facendo soffrire e a uscire dal circolo vizioso della patologia.
Attraverso il dialogo strategico, strumento principe del nostro approccio, il terapeuta guida il paziente a modificare la propria percezione offrendogli una prospettiva nuova da cui osservare la propria realtà così da consentirgli di introdurre piccoli e quasi impercettibili cambiamenti che, nel corso del tempo, determinano una vera e propria rivoluzione.
Se conoscere le cause di un problema può essere utile, il passato non può più essere modificato, per cui ci concentriamo di più sul presente e sul futuro. In particolar modo prestiamo attenzione a ciò che la persona ha fatto fino a questo momento per risolvere la problematica, e che evidentemente non ha funzionato, aggravando e complicando ulteriormente il suo problema.
La Terapia Strategica Breve si pone come un approccio valido nella risoluzione dei disturbi alimentari poiché, mediante protocolli specifici frutto di numerosi anni di ricerca e intervento su pazienti con un disordine alimentare, consente di sbloccare la situazione problematica e di raggiungere un nuovo e più sano equilibrio con il cibo e con il proprio corpo.
Se desideri ulteriori informazioni o prenotare una prima seduta, sarò lieta di aiutarti.
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