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Disturbo ossessivo compulsivo

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Disturbo ossessivo, come si manifesta

La persona che soffre di un disturbo ossessivo si caratterizza per la continua ricerca della certezza assoluta in ciò che fa o in ciò che pensa. La ricerca della sicurezza si traduce in un iper-controllo che a seconda dei casi può essere diretto a sé, agli altri o alla realtà circostante.

Quando il controllo riguarda la realtà esterna o il proprio agire, la persona vive costantemente in allerta, riesce ad affrontare tutto ma lo fa con estrema fatica e dispendio di energie perché impegnata a prevedere il futuro e ad anticipare i possibili rischi ed imprevisti.

Se il controllo riguarda invece i propri pensieri, la persona soffre per la presenza di pensieri o immagini intrusivi ricorrenti e indesiderati che invadono la sua mente contro il proprio volere causandole disagio.

Le ossessioni, cosa sono

Il termine ossessioni si riferisce a pensieri, immagini o dubbi che si impadroniscono della mente della persona contro la propria volontà, in maniera ricorrente, senza uno scopo e arrecandole disturbo.

Esistono numerosi tipi di ossessioni. Alcune potremmo definirle “ossessioni neutrali” perché nonostante rappresentino degli intrusi della mente non ne minano le fondamenta (pensiamo all’ossessione per il pulito, per l’ordine o la ricerca della perfezione).

Ci sono però ossessioni che assediano la mente delle persone causando notevole disagio. Si tratta infatti di pensieri che vanno contro ciò che la persona pensa di se stessa o contro i propri valori. Pensieri sgraditi o che forse è meglio definire proibiti come ad esempio il pensiero di poter fare del male a sé o agli altri, di uccidere o di suicidarsi, il pensiero o il dubbio di essere omosessuale, la paura di essere un pedofilo o di soffrire di un grave disturbo mentale, il pensiero della morte eccetera.

Da dove nascono le ossessioni?

I pensieri, così come le sensazioni, non sono sotto il nostro controllo mentale: ciò che pensiamo o sentiamo è per gran parte automatico per cui non possiamo decidere cosa pensare o sentire. Si stima che il 30% dei pensieri automatici siano sgraditi e fastidiosi. Il punto perciò non è tanto ciò che la persona pensa ma come reagisce a ciò che pensa. Il modo migliore per trasformare un pensiero sgradito in un’ossessione che perseguita consiste nel cercare di reprimere o scacciare quel pensiero poiché più una persona cerca di non pensare a qualcosa più paradossalmente lo tiene sempre a mente.

Il dubbio patologico

Alcune ossessioni si presentano sotto forma di dubbi e domande alle quali la persona cerca continuamente di dare risposta senza di fatto riuscire a trovare una soluzione al proprio dilemma che la soddisfi in maniera definitiva. La persona finisce per trascorrere le proprie giornate cercando di trovare una via d’uscita dal dubbio che la perseguita e se i ragionamenti non dovessero bastare ricorre all’aiuto degli altri o sottopone sé stessa a delle prove nell’illusione di riuscire a dare una risposta al dubbio che la attanaglia. Un dubbio molto frequente è quello relativo al proprio orientamento sessuale, in cui la persona mette costantemente in discussione le proprie tendenze sessuali e vorrebbe giungere ad una risposta rassicurante in maniera definitiva attraverso il ragionamento razionale. C’è chi dubita della propria intelligenza o sanità mentale e chi delle proprie scelte. Ciò che accomuna chi dubita in maniera ossessiva è la ricerca della certezza assoluta di fronte all’assenza di certezze che produce una sorta di perversione della mente che perseguita e sabota se stessa.

Il disturbo ossessivo-compulsivo

Un disturbo si definisce di tipo ossessivo-compulsivo (DOC) se sono presenti due componenti: la presenza di pensieri o immagini ricorrenti e indesiderati (ossessioni) e la continua e irrefrenabile messa in atto di uno o più rituali per cercare di tenere a bada le ossessioni.

Come si comporta una persona con un DOC?

Il rituale sottoforma di azioni o di formule mentali, è continuamente ripetuto nel tentativo di scacciare la paura1. Quando il rituale svolge un ruolo rassicurante rispetto alla paura, in un primo momento la persona si sente meglio, ma immediatamente dopo si trova costretta a ripetere il rituale per non stare male. Il rito che apparentemente libera la persona dalla paura, in realtà la imprigiona sempre più perché conferma e rafforza la paura di base, per cui la persona si trova costretta a ripetere il rito senza più possibilità di scelta. Ciò che in un primo momento appare come la soluzione più funzionale per scacciare la paura, si trasforma in una compulsione irrefrenabile che intrappola la persona e diventa un problema a sé stante.

Oltre alla messa in atto di una sequenza rituale di azioni o di pensieri al fine di scacciare la paura, chi soffre di un DOC mette in atto altre due modalità di gestione disfunzionale del proprio disagio:

  • la costante richiesta di rassicurazioni e aiuto alle persone più vicine. Solitamente la persona ha dei complici inconsapevoli, in genere i propri familiari, che con le migliori intenzioni offrono il loro aiuto ma che in realtà contribuiscono al mantenimento del problema.
  • l’evitamento di tutto ciò che spaventa. Strategia che allevia momentaneamente la paura ma che col tempo conferma la pericolosità della situazione evitata e la propria incapacità a farvi fronte.

Da cosa può avere origine un disturbo ossessivo-compulsivo?

Le azioni o i pensieri di tipo compulsivo possono avere origine da:

  1. un DUBBIO che innesca il bisogno di risposte rassicuranti: ad esempio il dubbio di aver contratto un’infezione per cui la persona deve continuamente disinfettarsi le mani
  2. un eccesso di RIGIDITA’ IDEOLOGICA/MORALE oppure di una CREDENZA SUPERSTIZIOSA: ad esempio la ripetizione di una formula mentale tutte le volte che arriva un pensiero che la persona ritiene peccaminoso
  3. un’ESASPERAZIONE DI PROCESSI DI RAGIONAMENTO RAZIONALE: ad esempio quello che accade a chi sentendosi obbligato a vagliare tutte le possibili conseguenze di una propria decisione, non riesce più ad agire fino a che non ha l’assoluta certezza di non sbagliare
  4. un atto di SANA PREVENZIONE condotto all’estremo: ad esempio la messa in atto di rituali di pulizia per mantenere la casa pulita e in ordine
  5. l’effetto di un’ESPERIENZA TRAUMATICA, come ad esempio un abuso: la persona sviluppa una serie di pensieri sedativi o immunizzanti per difendersi dagli effetti che i trauma ha prodotto.

Il rituale può consistere in qualcosa che la persona pensa (rituale mentale) o in qualcosa che la persona fa (rituale d’azione). Il rito può essere messo in atto prima che accada qualcosa (preventivo o propiziatorio) oppure dopo che il fatto è già accaduto (riparatorio).

I rituali possono essere di tre tipi:

  1. Preventivo-razionali, il cui scopo è prevenire una situazione di possibile disagio (es. controlli ripetuti per essere sicuri di non aver fatto errori, lavarsi ripetutamente per prevenire le malattie, controllare di aver chiuso tutte le porte prima di andare a letto)
  2. Magico-Propiziatori, il cui scopo è propiziare un evento desiderato o scongiurare qualcosa di indesiderato (es. recitare una specifica formula mentale per propiziare un bel voto, entrare in una stanza solo con il piede destro, indossare sempre la stessa maglietta il giorno dell’esame, compiere un rito mattutino di preghiera per fare in modo che durante la giornata vada tutto bene)
  3. Riparatori, il cui scopo è porre rimedio ad un evento già accaduto (es. lavarsi ripetutamente dopo aver toccato un oggetto sporco, compiere lo stesso tragitto più volte per essere sicuri di non aver investito qualcuno, pregare per espiare una colpa e farsi perdonare).

1 Esistono anche compulsioni basate sulla continua e irrefrenabile ricerca di sensazioni piacevoli (shopping compulsivo, dipendenza da gioco d’azzardo, dipendenza dallo smartphone e altre)

Come si guarisce dal DOC?

La persona che soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo è molto resistente ad abbandonare il rituale perché lo considera un indispensabile strumento per gestire la paura, ma la terapia strategica si è dimostrata uno degli approcci più efficaci per risolvere disturbi di tipo ossessivo e compulsivo.

La persona con un disturbo di questo tipo solitamente si rivolge al terapeuta quando i costi della messa in atto del rito sono troppo elevati e condizionano pesantemente la sua vita. La soluzione del problema è rappresentata da strategie appositamente studiate per ogni singolo paziente in grado interrompere le tentate soluzioni disfunzionali che alimentano il circolo vizioso da cui non riesce ad uscire. L’intervento terapeutico di tipo strategico si focalizza in prima battuta sul cercare di bloccare la strategia dell’evitamento, la richiesta di aiuto o rassicurazione per poi interrompere la messa in atto del rituale. Gran parte del lavoro viene svolto durante la seduta grazie al dialogo strategico, ma il paziente viene reso parte attiva del cambiamento attraverso specifiche prescrizioni da mettere in atto tra una seduta e l’altra, con l’obiettivo di rendere il cambiamento parte dell’esperienza di vita reale del paziente.

Se pensi di soffrire di un disturbo compulsivo o ti senti perseguitato da pensieri e dubbi di tipo ossessivo, la terapia strategica può fare al tuo caso.

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