“Non esiste una strada veloce per tornare alla normalità” ha affermato il direttore regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riferendosi alla seconda fase di gestione dell’emergenza sanitaria.

L’entusiasmo per la maggiore libertà negli spostamenti e per la possibilità di ripartire con le proprie attività è comprensibilmente accompagnato da incertezze e preoccupazioni. Da un recente sondaggio condotto dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi risulta che il 63% delle persone intervistate dichiara di soffrire in questo momento di insonnia, mal di testa, mal di stomaco, panico e depressione.[i]

Se le conseguenze dell’allentamento delle misure di restrizione sulla diffusione del virus sono ancora incerte, molti di noi stanno rientrando al lavoro con diversi interrogativi sul proprio futuro che non trovano ancora risposta.

Che cosa possiamo fare per evitare che stress, paura e ansia prendano il sopravvento?

  • Fare come la tartaruga: evitare di correre ma partire in tempo, così come descritto nella famosa favola di Esopo. Uscire dal nostro guscio dove siamo rimasti al sicuro ed in isolamento per quasi due mesi di “libertà semi-vigilata” non sarà immediato e per alcuni potrà anche essere fonte di ansia e stress. Dobbiamo mettere in conto che per riprendere la vita di prima ci vorrà tempo e non sarà sufficiente decidere che è arrivato il momento di ripartire per riuscire effettivamente a farlo serenamente. Molti inizialmente è probabile che rimpiangeranno il periodo in cui si sentivano autorizzati a restare a casa. Le abitudini (anche le più semplici) richiedono tempo per essere modificate. Ripartire quindi sì, ma con gradualità.

 

  • Servirti della rabbia e della frustrazione per reagire in vista del raggiungimento dei propri obiettivi è costruttivo. La rabbia è il carburante del cambiamento perché se ben orientata induce all’azione, ma diventa distruttiva se esplode in reazioni aggressive nei confronti degli altri, visti come reali o presunti nemici o se implode all’interno traducendosi in un rimuginio continuo per i torti e le ferite subite. Un ottimo modo per scaricare l’energia tossica della rabbia è dedicarsi ad un’attività fisica che consenta di lasciar andare la tensione oppure se abbiamo la tendenza a prendercela con una persona in particolare, mettere per iscritto quello che vorremmo dirle senza mezzi termini (e poi strappare il foglio).

 

  • Riconoscere e gestire la paura, riconducendola alla sua originale funzione adattiva di protezione dai pericoli, evitando di reprimerla ma nemmeno perdendone il controllo. La paura aumenta la nostra vigilanza e attenzione, entro una certa soglia pertanto ci è utile perché ci consente di evitare o di prevenire le possibili fonti di contagio continuando ad adottare le indicazioni che abbiamo ricevuto.

 

  • Accogliere il dolore per le perdite. Nei due mesi di lockdown abbiamo perso abitudini, relazioni sociali, opportunità formative o di lavoro, risorse economiche. C’è chi ha perso una o più persone care. La “depressione reattiva” alla perdita di ciò che c’era e ora non c’è più, così come il dolore conseguente alla perdita di una persona cara è una reazione del tutto fisiologica. Come la febbre aiuta l’organismo a combattere una malattia infettiva, così il dolore aiuta la guarigione psicologica. Tentare di negarlo o di nasconderlo non fa altro che prolungarne gli effetti. “Se vuoi venire fuori dal tunnel, ci devi passare attraverso”

 

  • Anziché chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese, come disse Kennedy nel suo discorso più celebre. In questo momento dobbiamo andare ancora oltre, superare i nostri confini nazionali ed iniziare a chiederci cosa possiamo fare noi per il pianeta, per le creature che lo abitano e per noi specie umana connessa a tutte le altre in un ampio sistema vivente. Dobbiamo diventare consapevoli che solo uniti, in pace e solidali possiamo avere la forza ed il coraggio per voltare pagina e andare avanti. Il mio consiglio è di evitare di perdersi in inutili polemiche ed iniziare, ognuno come può, a mettere in atto delle piccole ma concrete azioni per dare inizio al cambiamento che vorremmo vedere nel mondo. (Io ad esempio ho deciso che voglio fare tutto il possibile per ridurre il consumo di plastica e trascorrere più tempo in mezzo alla natura).

 

Le previsioni degli esperti e i risultati dei primi sondaggi sul periodo della quarantena sembrano confermare che le conseguenze sulla salute psico-fisica dell’epidemia possono essere davvero gravi se non affrontate e potranno interessare non solo il personale sanitario (a rischio di disturbi post-traumatici e sindromi da stress) ma tutti i cittadini, in particolare le persone già fragili e vulnerabili psicologicamente, le persone sole, isolate e gli anziani.

Se pensi di aver bisogno di un supporto psicologico puoi contattarmi al 333 3174723 oppure scrivermi una mail: annalisa.poiana@gmail.com. Sono una psicologa iscritta all’Ordine del Friuli Venezia Giulia, specializzata in Terapia Breve Strategica. Per maggiori informazioni puoi consultare il mio sito o quello del Centro di Terapia Strategica di Arezzo di cui faccio parte in qualità di terapeuta ufficiale.

[i] https://it.businessinsider.com/ansia-stress-solitudine-depressione-come-affrontare-disturbi-psicologici/