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“Se sapessimo quanto le abitudini ci asserviscono dolcemente presteremmo più attenzione al loro costruirsi” (G. Nardone).

La paura di uscire di casa durante la Fase 2 è legittima, soprattutto se si considera che il mondo che ci aspetta fuori non è più quello di prima.

La paura, infatti, è un’emozione sana. Nella fase del #Iorestoacasa è stata la nostra principale alleata. Ora è però opportuno tenerla sotto osservazione: il rischio è che continui a essere a lungo protagonista della quotidianità rendendo chi la prova prigioniero del proprio rifugio domestico.

Probabilmente quando esci di casa potresti sentire la paura come un’ombra al tuo fianco, ma è normale che sia così e questa sensazione non andrebbe né evitata né combattuta. La paura di ritornare a una vita “normale” accompagnata da sintomi d’ansia, disorientamento, angoscia e tristezza, dopo un periodo di isolamento forzato, è stata definita come “sindrome della capanna”. Non si tratta di un vero e proprio disturbo, ma di una condizione normale dopo un periodo di isolamento che con il tempo svanisce da sé.

Chi può essere maggiormente soggetto alla paura di uscire di casa?

  • le persone più fragili, ansiose e vulnerabili che hanno poca fiducia nelle loro capacità di adattarsi ai cambiamenti o hanno la tendenza a vivere ciò che le circonda come un pericolo
  • coloro che già prima della pandemia erano insoddisfatti della propria vita relazionale o lavorativa
  • chi è poco flessibile e fa fatica ad adattarsi alle novità
  • coloro che hanno la tendenza ad evitare le difficoltà piuttosto che ad affrontarle
  • gli adolescenti e i ragazzi

Il rientro alla “normalità” richiede un po’ di pazienza con se stessi, per cui in questo momento sarebbe meglio “affrettarsi lentamente” evitando di tuffarsi a capofitto nel lavoro, in mille impegni o incontri in modo da consentirsi, nei limiti del possibile, un rientro soft (ne avevo già parlato in questo articolo sulla fase 2: https://www.annalisapoiana-psicoterapeuta.com/news/ripartire-nella-fase-2-come-affrontarla-al-meglio/e). Il confronto con la realtà andrebbe però affrontato nell’immediato essendo l’unico modo per riuscire di fatto a costruire un nuovo adattamento.

Quali rischi corre chi continua a restare chiuso in casa?

Continuare ad evitare l’uscita di casa, se in un primo momento ci fa stare al sicuro, con il passare dei giorni peggiora il nostro stato d’animo facendoci sentire sempre più prigionieri ed impotenti. Rimandare l’uscita di casa ad un futuro non ben definito indebolisce sempre di più il nostro spirito d’iniziativa, fino a che qualcuno o qualcosa ci costringeranno ad affrontare la realtà per quella che è. La sensazione in questo caso però sarà simile a quella di chi, non volendo tuffarsi da solo nell’acqua fredda, viene spinto dentro a forza senza la possibilità di acclimatarsi.

Nonostante una buona parte delle persone riesca a superare spontaneamente il timore di riprendere la vita di tutti i giorni dopo una prima fase di titubanza e lieve disagio, per un’altra parte l’evitamento prolungato di ciò che ci fa paura comporta sempre il rischio di aumentare la paura rendendola una vera e propria fobia. Per agorafobia si intende proprio il terrore e di conseguenza l’incapacità di allontanarsi da un luogo sicuro o di trovarsi in un luogo aperto (non protetto) come ad esempio una “piazza”(agorà in greco).

Cosa puoi fare per superare la paura di uscire?

Se in questo momento ti sei accorto di continuare a rimandare l’uscita di casa, proiettati con la mente a quando l’epidemia sarà passata e chiediti come immagini la tua vita dopo la fine dell’emergenza, quando tutti avranno ripreso le loro attività, inizieranno ad incontrarsi o ad uscire durante i week-end.

Se durante la quarantena ti sei accorto che la vita che facevi non ti dava soddisfazione o era troppo frenetica, puoi cogliere questo momento per ristabilire ciò che davvero conta per te e ti dà piacere. Forse in questo periodo hai apprezzato il fatto di avere più tempo per stare con i tuoi figli o con i tuoi familiari, hai sentito la mancanza del contatto con la natura piuttosto che del centro commerciale oppure sei riuscito a concederti del tempo per fare un po’ di attività fisica tutti i giorni. Sulla base di questo ora puoi fare delle scelte diverse. Se durante la quarantena ti sei abituato ad avere più tempo per te, cerca di mantenere queste nuove abitudini anche dopo. Hai la possibilità di dare un nuovo ritmo alla tua vita, è il momento di approfittarne!

Infine, ristabilisci le tue priorità non solo in termini di attività ed impegni, ma anche dal punto di vista relazionale. Chiudi la porta, gira la pagina, lascia andare tutto ciò che non rappresenta più per te un nutrimento o che limita la tua libertà personale. Tu non sei più lo stesso, né l’ambiente a cui torni sarà uguale, perché nella vita nulla resta fermo, nulla è statico, tutto cambia. Liberati e alleggerisciti di tutto ciò che non ti appartiene più o ti pesa. Hai bisogno di ripartire leggero. Niente e nessuno ci è davvero indispensabile, sostiene il famoso scrittore Paulo Coelho: “È solo abitudine, attaccamento, bisogno. Per questo chiudi, pulisci, butta, ossigena, allevia, scuotiti, liberati”.

La “sindrome della capanna” nella maggior parte dei casi è transitoria e non può essere definita come un vero e proprio disturbo. Se pensi che la paura possa però impedirti di ritornare alle tue attività e hai bisogno di aiuto puoi contattarmi al numero 333 3174723 o scrivermi un mail: annalisa.poiana@gmail.com