“Tu che fai la psicologa, come vedi questa situazione?”
E’ una domanda che mi sono sentita rivolgere spesso ultimamente.
Siamo tutti cambiati. Siamo tutti dentro ad un processo di trasformazione individuale e collettiva che è ancora in corso.
Nella prima ondata l’emergenza è stata affrontata con la SPERANZA che se ne potesse uscire nel giro di qualche settimana o mese, nella seconda ondata sono emerse maggiore sfiducia e STANCHEZZA.
Viviamo in un LIMBO che ci sembra senza via d’uscita.
E’ considerevolmente aumentata la RICHIESTA DI AIUTO psicologico da parte di persone di tutte le fasce d’età, senza distinzioni di genere.
Mancano gli ABBRACCI e le carezze spontanei, gli spazi educativi, culturali e relazionali. Le occasioni di CONTATTO reale e non virtuale.
La comunicazione ambivalente e contraddittoria sulla malattia a livello mediatico ha aumentato la paura lasciando le persone a mollo nell’incertezza e nella CONFUSIONE, senza dare risposte chiare e rassicuranti.
Per questo sono aumentati il senso di SOLITUDINE, la mancanza di PROSPETTIVE per il futuro (in particolar modo per i giovani) e le preoccupazioni per la propria SALUTE. C’è chi DORME o MANGIA male, chi stenta a USCIRE di casa, chi controlla continuamente lo SMARTPHONE alla ricerca di notizie sul Covid, chi ha sviluppato delle vere e proprie FOBIE, chi non vuole tornare al LAVORO, COPPIE IN CRISI, chi riporta una STANCHEZZA diffusa, chi ha difficoltà di CONCENTRAZIONE, chi ha delle crisi di RABBIA e chi si sente costantemente in ANSIA. C’è chi ha vissuto in prima persona un LUTTO, chi ha perso il LAVORO e chi non sa se ce la farà a portare avanti la propria giovane attività. Chi si è trovato a fare i conti con la MORTE e chi con la paura della morte (propria o dei propri familiari).
Viviamo in una condizione di FINTA NORMALITA’ in attesa di tornare alla VERA normalità, come se qualcosa che è iniziato un anno fa potesse ad un certo punto finire.
Io penso che non ci sarà una vera e propria FINE e nemmeno un ritorno alla normalità a cui SPERARE, ma che sia necessaria la disponibilità a CAMBIARE con FATICA le proprie abitudini e i propri modi di pensare per adattarli ad una realtà che non può essere quella di prima e che COSTRUIREMO INSIEME.